Forme di ghiaccio: il mondo in una pozzanghera

 

di Cesare Re

Una breve sessione fotografica, quasi al volo. Nei primi giorni del 2021, le possibilità di muoversi sono limitate, causa pandemia. Per scattare buone immagini di natura, però, non sempre è necessario viaggiare. A volte basta poco. Quattro passi in campagna, in una giornata fredda, come la maggior parte di quelle di gennaio nel nord Italia ed ecco una miriade di soggetti interessanti, di texture di ghiaccio, che diventano spunto per i fotografi di natura. Parliamo di foto di close up che strizzano l’occhio alla macro fotografia, visto che i soggetti più interessanti, a volte, sono quelli più piccoli. Come nei corsi e nei workshop di fotografia, però, mi contraddico quasi subito: la maggior parte di questi scatti non usufruisce di un ingrandimento proprio della macro fotografia. Tutte le foto sono state, infatti, scattate con il Fuji 18 – 55; f 2,8/4, montato sulla Fujifilm XT2, comoda e leggera, che spesso uso per scatti di questo genere. Insomma nessun utilizzo di ottiche macro. L’elemento determinante di queste foto è, come per la maggior parte di tutte le immagini, la luce: in questo caso una luce “calda”, bassa e radente che disegna le forme. Sembrano quasi immagini di “ghiaccio caldo”, con tonalità intense e non certo fredde e azzurrognole come capita solitamente se scattiamo in situazione d’ombra. Le foto sono state scattate nel momento in cui il sole del primissimo mattino ha iniziato a illuminare l’acqua congelata.

Tecnica

Se vogliamo avere una profondità di campo estesa, usiamo diaframmi chiusi, partendo da f 11. Iso bassi garantiranno buona qualità di immagine e assenza di rumore digitale. Meglio scattare usando il treppiede, sia per evitare il mosso, sia perché le operazioni di regolazione di ghiere e blocchi obbligano a maggior attenzione e concentrazione che gioveranno anche nella composizione, elemento particolarmente importante in questo tipo di immagini molto grafiche. Anche questo è un modo di fotografare l’acqua.

 

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