Fotografare la nebbia

Un paesaggio diverso, un ambiente quasi irreale, bianco e silenzioso

La fotografia di paesaggio offre notevoli spunti e molteplici possibilità espressive. Si possono ottenere ottimi scatti in diverse situazioni, seguendo le classiche regole di composizione e di scelta della luce, oppure contravvenendo ad esse in vari modi. Si parla spesso, infatti, di scatti alla calda e colorata luce dell’alba o del tramonto, a quella bassa e radente, per evidenziare forme e texture, della ricerca di situazioni particolari, di alternarsi di sole e nuvole e così via. In alcuni luoghi, le particolari condizioni climatiche consentono di effettuare scatti alla nebbia, o meglio nella nebbia, visto che l’immagine deve, necessariamente, contenere un soggetto ben definito e preciso e la sola coltre bianca creerebbe qualche problema. La nebbia diviene, quindi, un contorno, una sorta di cornice utile per individuare il soggetto principale, a volte persino per evidenziarlo, anche se i profili soffusi che assumono alberi, case e animali, potrebbero far pensare il contrario. Si ottengono, così, immagini interessanti, con notevoli possibilità creative. In certi periodi, infatti, la bianca barriera ovattata non manca mai, soprattutto nella vallata del Parco del Ticino, luogo umido per eccellenza. Ci si muove, così, in un mondo onirico, dove i sensi sembrano sopirsi; spazio e tempo si annullano. Tempi e diaframmi, invece, possono essere utilizzati per notevoli effetti fotografici, inquadrature particolari e suggestive.

Alberi e nebbia. Panoramica con Fuji XE1 e ottica 18-55 mm. In questi casi un diaframma aperto, “aumenta” l’effetto della nebbia.

 

 

Nonostante il Parco del Ticino si trovi, infatti, in una delle aree più industrializzate d’Italia, tra Novara e Milano, è un territorio ricco di boschi e corsi d’acqua, dalle limpide e placide acque, delimitate da dolci sponde, arricchite da una rigogliosa vegetazione. Nelle giornate nebbiose ci sono tante possibilità di ottenere scatti inconsueti. La nebbia attenua e addolcisce i profili di alberi verdi, in periodo primaverile, e di rami secchi, ricamati di galaverna, in Autunno e in Inverno.

 

Basse temperature e umidità 

Se scattiamo in periodo invernale, oltre alle normali precauzioni per le basse temperature (pile di scorta e batterie da tenere al caldo) è opportuno tenere presente che l’umidità è notevole e ancora più dannosa che in altri periodi. Può essere utile, quindi, servirsi di un piccolo telo di cellofan da porre sotto la borsa o lo zaino per isolarli dal terreno ed evitare che si bagnino. Altra precauzione importante è proteggere l’attrezzatura dall’effetto pioggia; con la nebbia non piove, questo è poco ma sicuro, ma muovendosi nel bosco, o sotto gli alberi, è frequente la presenza di una fastidiosa pioggerellina, dovuta alla condensa o ad un leggero aumento della temperatura che scioglie l’eventuale galaverna. Avendo una reflex tropicalizzata, ovvero protetta da umidità e infiltrazioni di sabbia e polvere, il tutto diviene più semplice. Da tener presente, però, che il prezioso sensore rimane comunque esposto durante il cambio dell’ottica; lo stesso problema si riscontra per le lenti degli obiettivi che andrebbero protette con l’utilizzo di filtri, tipo uv o sky. E’ sempre opportuno utilizzare filtri di buona qualità, in quanto apporre ulteriore vetro davanti all’obiettivo significa comunque alterarne leggermente lo schema ottico: sempre meglio che trovarsi le lenti bagnate e, conseguentemente, lo strato antiflesso rovinato!. (Chiedo scura per il “terrorismo psicologico”).

Il punto di vista, dal basso, praticamente da terra, caratterizza fortemente questa foto. La nebbia è presente solo sullo sfondo, mentre sul primo piano è poco evidente. La Nikon D800 è appoggiata a terra, con diaframma chiuso, in modo da avere elevata profondità di campo. L’ottica è uno zoom Signa 12-24 mm, regolato alla minima focale.

 

 

 

Orari, luce, colore o bianconero  

In genere la nebbia è presente nelle prime ore del mattino e verso sera. In alcuni casi, però, persiste per tutto il giorno. Al sorgere del sole, si possono vivere momenti indimenticabili, con un paesaggio che, magicamente, si tinge di arancio o addirittura di rosso vermiglio, a seconda dell’intensità della nebbia. Se, nel sottobosco, il sole riesce a filtrare dalla massa bianca e morbida si possono ottenere spettacolari controluce con i raggi del sole ben evidenti che si intersecano tra i rami. In situazioni di luce, o meglio di “non luce”, preferibilmente nelle ore centrali della giornata e con visibilità piuttosto scarsa, si possono scattare interessanti immagini monocromatiche, quasi in bianco e nero. Proprio il bianco e nero è un’alternativa interessante, da ottenere in post produzione, o meglio, direttamente in ripresa. Settare la reflex per il bianco e nero, infatti, aiuta a pensare già in durante lo scatto in scala di grigio, evidenziando linee e forme.

Dalla pianura, il Monte Rosa sullo sfondo e uno strato nebbioso in primo piano. Fuji XE1 e 18 – 55 mm. La nebbia diffonde le tonalità calde dell’alba.

 

 

Ottiche, tempi e diaframmi 

Come per la generica fotografia di paesaggio, si utilizzano un po’ tutte le ottiche, a seconda delle proprie necessità espressive e di quello che si intende comunicare. Da tener presente che con nebbia molto intensa i grandangolari sono la scelta migliore, a volte l’unica possibile, altrimenti, soprattutto con i tele si avrebbero immagini troppo indefinite e soffuse, talmente prive di contrasto da non essere stampabili in nessun modo. I grandangoli sono interessanti per molti spunti fotografici, ma soprattutto avendo un primo piano, come per esempio foglie, arbusti o vari tipi di vegetazione. Consiglio grandangolari, o meglio supergrandangolari (dai 14mm ai 20mm), con messa a fuoco molto ravvicinata, tipo 15cm, o 20cm. In questo caso privilegerei le focali fisse che hanno vantaggi di questo tipo rispetto agli zoom. Si potranno così ottenere scatti con foglie in primissimo piano ed eventuali alberi, con profili addolciti dalla nebbia, come sfondo. La scelta del diaframma è utile per scegliere se avere a fuoco perfettamente il primo piano e lo sfondo, diaframmando molto (f11, f16, addirittura f22), oppure decidere per un risultato diverso, magari accentuando l’effetto nebbia, aprendo di più il diaframma (f4, f5,6). La scelta del diaframma risulta forse di importanza ancora maggiore, utilizzando i teleobiettivi. In questo caso, vi assicuro, utilizzare un diaframma molto aperto o molto chiuso cambia radicalmente il risultato finale, consentendo di variare notevolmente “l’effetto nebbia”. Con un diaframma chiuso (tipo f11, f16), si otterranno soggetti più definiti che meglio si stagliano dallo sfondo bianco; l’esatto contrario si otterrebbe utilizzando diaframmi più aperti (f 2,8, f4), tenendo presente che il risultato finale dipende anche dallo spessore della nebbia. Con un po’ di esperienza si imparerà a controllare anche questa variabile. Da non dimenticare che la caratteristica della compressione dei piani dei teleobiettivi consente molti spunti interessanti, soprattutto quando si fotografano soggetti a distanze diverse tra di loro, come per esempio un filare di alberi che risulteranno molto più vicini, l’un l’altro, rispetto a quanto non lo siano nella realtà. In questo caso, tra l’altro, si ottengono immagini più soffuse, visto che anche i vari strati di nebbia risulterebbero compressi e schiacciati; questo è un ottimo escamotage quando la nebbia non è molto fitta e si vuole accentuarne l’effetto. Il tele più versatile, a mio avviso, rimane anche in questo genere di fotografia il classico 70-200mm f2,8, anche se possono essere interessanti anche lenti più lunghe, come 300mm o 400mm. Anche gli obiettivi macro, con focali da 50mm a 105mm, possono essere indicati per riprese di particolari, tipo foglie e simili, o per immagini con gocce d’acqua o soggetti “decorati” con galaverna. In questi casi si tende, in genere, a diaframmare, per avere a fuoco gocce e piccoli soggetti o comunque per aumentare la profondità di campo. Questo comporta l’uso del treppiede. Anche se con i moderni obiettivi stabilizzati, a volte, si può evitare il mosso, consiglio comunque di utilizzare un buon cavalletto, con qualsiasi ottica, che rende più lente e meno frenetiche le operazioni, consentendo di riflettere maggiormente sull’inquadratura e sulla composizione. Da rilevare una breve nota che riguarda tutti gli obiettivi utilizzati con diaframmi molto chiusi (tipo f22, f32): il fisiologico scadimento di qualità che si ottiene utilizzando i diaframmi a notevoli chiusure, in questo tipo di immagini, è un problema relativo, almeno per quanto concerne l’effetto flare, visto che l’assenza di sole non crea problemi di riflessi parassiti all’interno delle lenti. Settare il sensore sulla sensibilità minore consente di ottenere immagini senza rumore, ma  soprattutto ben nitide e con maggior vivacità cromatica, anche se può essere interessante, come effetto creativo, utilizzare sensibilità più alte, per ottenere foto con maggior “effetto grana” o più scialbe, soffuse e con minor contrasto con profili dei soggetti più indefiniti. Anche in questo caso l’effetto dipende dalla quantità di nebbia.

Il diaframma aperto rende nitida l’immagine solo sul primo piano, contribuendo ad accentuare l’effetto nebbia. Al termine del pioppeto sono presenti delle case che, grazie alla foschia, non si vedono. La focale tele, un Nikkor 80-200 2,9 afd (n), comprime i piani, rendendo la distanza tra un pioppo e l’altro minore di quanto non sia in realtà. Fotocamera Nikon D800.

Filtro polarizzatore e post produzione 

Anche se può sembrare alquanto strano, in epoca digitale, può essere utile, a volte, un filtro polarizzatore. E’ vero che elimina i riflessi e attenua la foschia (quindi diminuisce anche l’effetto nebbia), ma utilizzandolo sui tele, dal 200mm in su, rende più netto lo stacco dal soggetto principale dallo sfondo. Immaginiamo un singolo albero nella nebbia, attorniato da vaste distese di prati. Il filtro polarizzatore non annulla certo l’effetto nebbia ma rende il profilo dell’albero più netto e il suo colore di un’intensità meno tenue. Tutti effetti ottenibili anche in post produzione, ovviamente, ma un buono scatto in ripresa è sempre migliore di uno molto elaborato via softwere. A proposito di post produzione, è opportuno sottolineare che le modifiche del contrasto possono rendere la foto totalmente diversa da quella di partenza, quasi falsata, soprattutto nelle “regolazioni automatiche” di alcuni programmi. Anche in questo caso consiglierei solo interventi minimi, anche se i gusti personali sono sempre il miglior metro di giudizio.

Bilanciamento del Bianco 

Anche per quanto riguarda il bilanciamento del bianco, le regolazioni automatiche delle varie reflex funzionano decisamente bene in questo frangente. In casi particolari, con nebbia fittissima e poco luminosa può essere utile un bilanciamento manuale, per evitare immagini leggermente più scure del dovuto.

Nebbia in zone agricole. Mirrorless Fuji XE 1, ottica 18-55.

Il Flash  

A proposito di chiaro e scuro, parliamo anche dell’uso del flash. Il flash, oltre che per riprese macro di foglie, rugiada o galaverna, può essere utile anche per evidenziare piante e arbusti, anche di ragguardevoli dimensioni; si otterranno così un primo piano colorato che risulterà nettamente stagliato da uno sfondo soffuso e scialbo. Visto lo sfondo nebbioso e indefinito, gli automatismi dell’insieme reflex – flash, anche i più moderni, tenderanno a leggere lo sfondo bianco come una superficie molto riflettente, creando problemi nel fill flash, ovvero nel giusto mix tra luce ambiente e luce lampo. Le immagini più lontane dal soggetto principale verranno molto più scure, creando effetti particolari. Se, però, si preferisce un mix più equilibrato tra luce ambiente e luce flash, sarà opportuno utilizzare la reflex con esposizione in manuale, misurando la luce senza il flash. Successivamente si accende il flash, settato in rear e slow sync, ottenendo così maggior equilibrio tra soggetto in primo piano e sfondo.

La nebbia si adagia sulle acque del Ticino. Un’atmosfera rarefatta, una delle più belle in questa stagione, nel Parco del Ticino. Un leggero lampo di flash, sulla foglia in primo piano, ne ha ravvivato il colore e il contrasto. Nikon D800; Sigma 12 – 24; Nikon Sb 600, separato dalla fotocamera con cavo sc 17. Treppiede.

 

Questo genere di fotografia può regalare momenti magici, rendendo indimenticabili attimi di tranquillità e impercettibili silenzi in un ambiente ovattato avvolto da una  “nebbia impalpabile e scialba”, come scrisse il Pascoli.

 

 

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