La profondità di campo.
Di Cesare Re
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La profondità di campo è la zona nitida prima e dopo il punto di messa a fuoco.
Dipende da:
– diaframma
– Più il diaframma è chiuso e più aumenta la profondità di campo
– Più il diaframma è aperto e minore è la profondità di campo
– ottica
– Più l’ottica è grandangolare e più la profondità di campo è estesa
– Più l’ottica è lunga e minore è la profondità di campo
– Se uso un obiettivo tele, tipo un 300 mm o 400 mm, anche se chiudo il diaframma, difficilmente avrò una profondità di campo estesa.
– Se uso un grandangolare spinto, tipo un 15 mm, difficilmente avrò una profondità di campo limitata, anche se chiuso il diaframma a f 16 o f 22
– distanza di messa a fuoco
Più ci avviciniamo al soggetto e più la profondità di campo diminuisce. In Macro Fotografia, la PDC è sempre molto limitata.
– dimensioni fisiche del sensore e risoluzione del sensore
Più il sensore è grande e maggiore è la sua risoluzione in mega, e minore sarà la Profondità di Campo. Per contro sarà maggiore l’effetto sfocato il cosiddetto Bokeh
Profondità di campo, influenzata dal diaframma
Per ottenere a fuoco sia il primo piano che lo sfondo è necessario utilizzare diaframmi chiusi (diaframmare). Lo spazio dell’immagine che risulta nitido, tra il punto di messa a fuoco e lo sfondo e il punto di messa a fuoco e l’obiettivo è detto profondità di campo. La scelta del diaframma determina, quindi, la profondità di campo: aumentandola, chiudendo il diaframma, o diminuendola, aprendo il diaframma. Chiudendo il diaframma si ottengono, però, tempi di posa lunghi che, spesso, obbligano all’utilizzo del cavalletto e impediscono di fermare il soggetto (alberi e fiori al vento, animali in movimento ecc.). Spesso, a meno di non fotografare soggetti statici, è quindi necessario trovare un compromesso tra gli elementi dell’immagine nitidi e soggetto fermo. Una regola empirica, per avere molta profondità di campo senza ricorrere a complicate formule geometriche, consiglia di mettere a fuoco a 2/3 dall’infinito e diaframmare generosamente. Un altro problema relativo all’utilizzo dei diaframmi chiusi è quello della diffrazione, cioè della presenza di immagini parassite (dette flare, a forma di rombo o quadrilatero dovuto alle lamelle del diaframma) che appaiono sulle immagini, soprattutto con il sole nell’inquadratura o di lato. Si può ovviare parzialmente utilizzando il paraluce o diaframmando leggermente di meno. Per avere un’idea di massima della profondità di campo è possibile utilizzare il tasto di controllo apposito, presente su alcune fotocamere. Per scelta espressiva si può anche decidere di limitare la profondità di campo. Pensiamo a un ritratto di camoscio o allo stame di un fiore in cui vorremmo concentrare l’attenzione dell’osservatore solo sul soggetto, sfocando lo sfondo. Utilizzeremo, in questo caso, un diaframma aperto, in modo da isolare il soggetto dallo sfondo che apparirà sfocato come una macchia di colore.
Consigli rapidi sulla Profondità di Campo
– Se utilizzo una focale lunga, anche se chiudo il diaframma, difficilmente avrò una profondità di campo molto estesa.
– Se utilizzo un ottica grandangolare spinta e apro il diaframma non riuscirò a sfocare di molto i punti fuori fuoco, a meno che non mi avvicini molto al soggetto, per esempio alla minima distanza di MAF
– In macro o close-up, per avere tutto a fuoco, o quasi, è necessario utilizzare diaframmi molto chiusi e far sì che l’obiettivo sia il più possibile parallelo al soggetto
– In macro fotografia, se fotografo soggetti molto piccoli, per esempio i pistilli di un fiore di dimensione medio piccolo, difficilmente avrò un’immagine tutta nitida, anche se chiuso molto il diaframma. Questo è dovuto al fatto che più mi avvicino al soggetto e più la profondità di campo diminuisce.
– La profondità di campo è maggiore dal punto di messa a fuoco allo sfondo che non dalla fotocamera al punto di messa a fuoco
– In linea di massima possiamo dire che maggiori siano le dimensioni fisiche del sensore e maggiore è il numero dei mega piexel, minore sarà la PDC.
– Con un diaframma aperto, per esempio 2,8 – 4 – 5,6, la profondità di campo è limitata. Con un diaframma chiuso, per esempio 11 – 16 – 22, la profondità di campo è estesa
– Occhio che i diaframmi molto chiusi provocano uno scadimento generale della qualità d’immagine. Quindi, se per avere una buona profondità di campo sono necessari diaframmi piuttosto chiusi, occorre comunque prestare attenzione alla qualità di immagine e accettare compromessi scegliendo di volta in volta.