La profondità di campo.

La profondità di campo.

Di Cesare Re

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La profondità di campo è la zona nitida prima e dopo il punto di messa a fuoco.

Nikon D4, 24-70mm a 70mm: f16; 1/60

 

 

Nikon D4, 24-70mm a 70mm: f2.8; 1/2000

 

Dipende da:

– diaframma

– Più il diaframma è chiuso e più aumenta la profondità di campo

– Più il diaframma è aperto e minore è la profondità di campo

 

Forme di ghiaccio, riprese al rapporto di riproduzione di 1:1. Nikon D800; Nikkor 60 2,8 af; f11; 1/60; iso 400. Per avere una PDC estesa è necessario mantenete la lente frontale parallela al soggetto.

– ottica

– Più l’ottica è grandangolare e più la profondità di campo è estesa

– Più l’ottica è lunga e minore è la profondità di campo

– Se uso un obiettivo tele, tipo un 300 mm o 400 mm, anche se chiudo il diaframma, difficilmente avrò una profondità di campo estesa.

– Se uso un grandangolare spinto, tipo un 15 mm, difficilmente avrò una profondità di campo limitata, anche se chiuso il diaframma a f 16 o f 22

 

Non sempre è necessario cercare la massima profondità di campo. A volte, si sceglie di evidenziare un solo elemento, o pochi elementi, con la tecnica della messa a fuoco selettiva. Nikon D800; Micro Nikkor 105 2,8 afd; f9; 1/40; iso 1600; treppiede. Era talmente buio che ho alzato gli iso a 1600, forse la prima volta in vita mia. Neanche nei notturni…

– distanza di messa a fuoco

Più ci avviciniamo al soggetto e più la profondità di campo diminuisce. In Macro Fotografia, la PDC è sempre molto limitata.

 

Messa a fuoco sul fiore, sui pistilli. Diaframma chiuso per ottenere leggibilità anche sullo sfondo. Nikon D800; Sigma 15 2,8 afd; f16: 1/60; iso 400

– dimensioni fisiche del sensore e  risoluzione del sensore

Più il sensore è grande e maggiore è la sua risoluzione in mega, e minore sarà la Profondità di Campo. Per contro sarà maggiore l’effetto sfocato il cosiddetto Bokeh

 

Profondità di campo estesa, ottenuta con diaframma chiuso che, ha generato un tempo di posa lungo, con conseguente effetto mosso dell’acqua. Nikon D800; Nikkor 70-200 4 AFG f22; 1/8; iso 50; treppiede

Profondità di campo, influenzata dal diaframma

Per ottenere a fuoco sia il primo piano che lo sfondo è necessario utilizzare diaframmi chiusi (diaframmare). Lo spazio dell’immagine che risulta nitido, tra il punto di messa a fuoco e lo sfondo e il punto di messa a fuoco e l’obiettivo è detto profondità di campo. La scelta del diaframma determina, quindi, la profondità di campo: aumentandola, chiudendo il diaframma, o diminuendola, aprendo il  diaframma. Chiudendo il diaframma si ottengono, però, tempi di posa lunghi che, spesso, obbligano all’utilizzo del cavalletto e impediscono di fermare il soggetto (alberi e fiori al vento, animali in movimento ecc.). Spesso, a meno di non fotografare soggetti statici, è quindi necessario trovare un compromesso tra gli elementi dell’immagine nitidi e soggetto fermo. Una regola empirica, per avere molta profondità di campo senza ricorrere a complicate formule geometriche, consiglia di mettere a fuoco a 2/3 dall’infinito e diaframmare generosamente. Un altro problema relativo all’utilizzo dei diaframmi chiusi è quello della diffrazione, cioè della presenza di immagini parassite (dette flare, a forma di rombo o quadrilatero dovuto alle lamelle del diaframma) che appaiono sulle immagini, soprattutto con il sole nell’inquadratura o di lato. Si può ovviare parzialmente utilizzando il paraluce o diaframmando leggermente di meno. Per avere un’idea di massima della profondità di campo è possibile utilizzare il tasto di controllo apposito, presente su alcune fotocamere. Per scelta espressiva si può anche decidere di limitare la profondità di campo. Pensiamo a un ritratto di  camoscio o allo stame di un fiore in cui vorremmo concentrare l’attenzione dell’osservatore solo sul soggetto, sfocando lo sfondo. Utilizzeremo, in questo caso, un diaframma aperto, in modo da isolare il soggetto dallo sfondo che apparirà sfocato come una macchia di colore.    

 

Il primo piano, con i grafismi sulla neve, richiede un diaframma chiuso che serve anche per ottenere nitidezza sino al Monte Rosa, sullo sfondo. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f16; 1/250; iso 100

 

Consigli rapidi sulla Profondità di Campo

– Se utilizzo una focale lunga, anche se chiudo il diaframma, difficilmente avrò una profondità di campo molto estesa.

– Se utilizzo un ottica grandangolare spinta e apro il diaframma non riuscirò a sfocare di molto i punti fuori fuoco, a meno che non mi avvicini molto al soggetto, per esempio alla minima distanza di MAF

– In macro o close-up, per avere tutto a fuoco, o quasi, è necessario utilizzare diaframmi molto chiusi e far sì che l’obiettivo sia il più possibile parallelo al soggetto

– In macro fotografia, se fotografo soggetti molto piccoli, per esempio i pistilli di un fiore di dimensione medio piccolo, difficilmente avrò un’immagine tutta nitida, anche se chiuso molto il diaframma. Questo è dovuto al fatto che più mi avvicino al soggetto e più la profondità di campo diminuisce.

– La profondità di campo è maggiore dal punto di messa a fuoco allo sfondo che non dalla fotocamera al punto di messa a fuoco

– In linea di massima possiamo dire che maggiori siano le dimensioni fisiche del sensore e maggiore è il numero dei mega piexel, minore sarà la PDC.

– Con un diaframma aperto, per esempio 2,8    4  – 5,6, la profondità di campo è limitata. Con un diaframma chiuso, per esempio 11 – 16 – 22, la profondità di campo è estesa

– Occhio che i diaframmi molto chiusi provocano uno scadimento generale della qualità d’immagine. Quindi, se per avere una buona profondità di campo sono necessari diaframmi piuttosto chiusi, occorre comunque prestare attenzione alla qualità di immagine e accettare compromessi scegliendo di volta in volta.

 

Messa a fuoco sul primo piano e sfondo sfocato, in modo da rendere illeggibile la casa presente oltre il filare di pioppi. Il diaframma è alla massima apertura. Nikon D800; Nikkor 70-200 2,8; AFG; f2,8; 1/320; iso 200.
Immagine in movimento. Per fermare i due orsi, è stato necessario usare un diaframma aperto e alzare leggermente gli iso. Nikon D800; Nikkor 80-400 4,5/5,6 AFG VR 2; f5,6 1/320; iso 640
Il Gufo Reale è stato ripreso con la massima apertura di diaframma consentita dall’ottica, vista la poca luminosità del sottobosco. Tra l’altro, il diaframma aperto ha consentito di isolare il soggetto dalla vegetazione. Nikon D800; Nikkor 80-400 4,5/5,6 AFG VR 2; f5,6; 1/200; iso 1000
Classica immagine di paesaggio che necessita di diaframma chiuso, per ottenere profondità di campo estesa, dalla morena del Belvedere, sino al Monte Rosa. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f16; 1/160; iso 100

In questo caso il diaframma chiuso è stato utilizzato non solo per ottenrere una profondità di campo estesa, ma anche per ottenere un tempo di posa lungo e rendere l’effetto seta dell’acqua del fiume Ticino. Il tempo di posa così lungo è stato ottenuto con un filtro nd da 10 stop. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f11; 15 sec; iso 100

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