di Cesare Re
Avete presente quel bel cielo blu, con le nubi bianche che si stagliano, nitide e “pannose” ? Oppure le acque limpide e cristalline di un lago, con il fondo sassoso ben evidente ? Il blu intenso e queste trasparenze dell’acqua sono dovute all’utilizzo di un Filtro Polarizzatore. Può essere utile anche per fotografare attraverso un vetro, per minimizzare il riflesso dello stesso. Dopo aver parlato dei filtri ND -Neutral Density e dei GND – Graduated Neutral Density, vi raccontiamo come funziona il Filtro Polarizzatore.
A cosa serve ?
Questo importante accessorio serve ad eliminare i riflessi sulle superfici metalliche, sul vetro e sull’acqua. È un elemento ottico che, seppur in minima parte, modifica lo schema ottico dell’obiettivo su cui è utilizzato. È’ quindi importante che sia di buona qualità. Inutile usare obiettivi costosi e performanti e abbinarli a filtri di pessima fattura. Non tenetelo sempre montato! Va utilizzato solamente quando serve.
Come si usa ?
Si avvita all’obiettivo. E’ un filtro che si muove, ovvero ruota. Guardando attraverso il mirino, oppure nello schermo, il suo effetto si vede ad occhio. Vedremo, per esempio, il cielo scurirsi, o il rosso di un campo di papaveri divenire più intenso, proprio mentre ruotiamo il filtro stesso. A seconda di come lo si utilizza, aumenta o diminuisce l’effetto. Il filtro, girando, provoca la perdita di 1 o 2 stop. Se, per esempio, abbiamo una coppia diaframma e tempo di f11 e 1/250 di secondo, ruotando il filtro, avremo un tempo di posa di 1/125 (uno stop in meno) o di 1/60 (due stop in meno), se usato alla massima intensità. La perdita di questi due stop di luminosità sono compensati in automatico dall’esposimetro TTL della fotocamera. Questo effetto collaterale, può essere utile anche per fotografare l’acqua, con l’effetto mosso, ormai unanimemente conosciuto come “effetto seta”. Se ti interessano spunti per fotografare l’acqua, fai un giretto qui, sul blog Fotografare in Montagna”: “l’acqua in Val Canali” e “Cascata Val Nera, a Livigno“. Se, invece, volete fare un giretto al mare (tanto sempre acqua è), guardate qui: “Il colore del mare, a volte, è in bianco e nero” e “Il mare, i sassi e la risacca: un modo di fotografare l’acqua e il mare”.
E in post ?
Il suo effetto non è replicabile in post produzione. E’ vero, si può rendere il cielo più blu, lavorare sul contrasto per rendere le nubi più evidenti, perdere un paio di secoli per minimizzare il riflesso su una vetrina, magari clonando qualche parte della stessa. L’effetto, comunque, non sarà mai quello del filtro polarizzatore. Mai! Per non parlare della trasparenza dell’acqua. Fate prima a cambiare lago!
Sul cielo e nel paesaggio
Sul cielo, l’effetto è accentuato col sole alle spalle del fotografo e leggermente laterale. Il suo utilizzo, tra l’altro, accentua e satura i colori. Nella fotografia di paesaggio, è utile per rendere più blu il cielo e per fare risaltare le nuvole bianche con meteo limpido e sereno. Utile anche per albe e tramonti. Sulla neve è meglio toglierlo, perché renderebbe il cielo troppo blu, troppo saturo e il bianco per nulla bianco, ma di tonalità più vicina al grigio, ben visibile consultando l’istogramma. Ottimo anche l’effetto, con colori intensissimi, che si ottiene sulla vegetazione, come i larici in autunno.